Il dialetto di Caprile appartiene a quegli idiomi con una chiara connotazione veneta, anche se in alcuni termini prevale l’influenza dei dialetti dei paesi vicini situati a ridosso della Val di Fassa e Alta Badia. Foneticamente si contraddistingue per l’utilizzo della lettera S in molti dei suoi vocaboli e intercalari. Parlato nel paesino e nelle frazioni più vicine, ha mantenuto la parlata originale (padassolamente) presso le popolazioni emigrate mentre quelle locali lo hanno lentamente reso ibrido con quello dei comuni limitrofi.
Questo è un piccolo elenco di parole in disuso o che stanno lentamente uscendo dalla parlata di tutti i giorni.
La Famèa: [s, f, sost. collettivo] la famiglia
Barba: [s, m, sost] zio.
Fìa: [s, f, sost]: figlia.
Fiòl: [s, m, sost]: figlio.
Madona: [s, f, sost] suocera.
Màre: [s, f, sost] mamma.
Meda: [s, f, sost]: zia.
Messere: [s, m, sost]: suocero.
Le Arte: [p, f, sost] indica il complesso degli attrezzi da lavoro.
Codèr: [s, m, sost] porta pietra, vi era depositata la pietra per affilare la falce.
Fàus: [s, m, sost] falce.
Luosa: [s, f, sost] slitta.
Manarìn: [s, m, sost] accetta.
Sarlìn: [s, m, sost] gerla.
Sfratàs: [s, m, sost] frattazzo.
Zapìn: [s, m, sost] arnese simile a una zappa, utilizzato nel bosco per agevolare il movimento del legname.
Valc da magnà (qualcosa da mangiare)
Ciaudarìn: [s, m, sost] paiolo.
Giasene: [p, f, sost] mirtilli.
Muoi: [p, m, sost] lamponi.
Panada: [s, f, sost] minestra di latte con aggiunta di pane secco.
Papasuoi: [p, m, sost] minestra di latte.
Smorm (dolce con le mele)
Becarìa: macellazione.
Bechèr: macellaio.
Drio mesodì: pomeriggio.
Desvosto: nauseante.
Fardima: autunno.
Insuda: primavera.
Me fae marevea: meravigliarsi.