Caprile nel corso della sua storia ha più volte incrociato il volto scuro e implacabile della guerra. Da sempre zona di confine fin dai tempi della Serenissima e dell’Arcivescovado di Bressanone, durante la prima guerra mondiale era diventata centro di smistamento di uomini, armi e munizioni. Il confine infatti distava solo pochi chilometri e passava proprio in prossimità di Pian di Sala, poco sopra Sac. Tutte le battaglie combattute attorno, dalla Marmolada al Col di Lana, passando per il Lagazuoi interessavano il nostro piccolo paese.

Accampamenti e depositi di munizioni erano presenti nel paese, tant’è che l’Hotel Posta venne requisito e trasformato in base per la Brigata Lazzari, Alpi e Basilicata1. I danni peggiori, però, gli soffrì il paese nel momento della ritirata dopo la disfatta di Caporetto del 1917. Infatti, per evitare che il nemico potesse usufruire del materiale lasciato sul posto, venne bruciato tutto ciò che poteva risultare utile e al tempo stesso poteva rallentare la ritirata.
Tra le cose che vennero eliminate dalla retroguardia in ritirata ci fu anche un deposito munizioni sul fiume Fiorentina a ridosso della sponda destra. Venne fatto esplodere, eliminando così una nevralgica polveriera che poteva tornare utile all’esercito austriaco.


Ancora oggi, in caso di brentane che scavano lungo il greto del fiume è possibile trovare qualche cimelio della guerra, schegge e munizioni di vario calibro intatte. Infatti, durante il periodo dell’occupazione, ai giovani del paese veniva chiesto di recuperare tutto ciò che poteva esser ancora riutilizzato, un lavoro che si è protratto anche dopo la fine della guerra dove “recuperanti” andavano a raccogliere munizioni, ma anche ferro e rame per poi essere rivenduti.

1 – tratto da Caprile di G. Dal Mas, tipografia Piave, 2000