Cinquant’anni fa i territori dell’intera provincia di Belluno e di gran parte del Veneto (per non dimenticare altre zone dell’Italia, come Firenze) vennero colpiti da una delle più violente alluvioni del secolo, costringendo la popolazione a subire tutti i disagi e le conseguenze immaginabili di fronte a questo drammatico scenario. Attività economiche, trasporti, comunicazione, sanità e tutti i servizi indispensabili per la comunità vennero compromessi e temporaneamente la popolazione si ritrovò catapultata nel passato, potendo contare esclusivamente sulla propria forza di volontà per superare questo difficile momento.
Mezzo secolo è passato. In questo periodo abbiamo vissuto da protagonisti il lento e costante processo di deterioramento della Terra, causato principalmente dalla poca sensibilità dell’uomo verso questo delicato tema. Non stiamo cambiando le nostre abitudini e siamo superficiali sugli scenari che da qui a poco ci capiteranno e dovremmo affrontare. Lo scioglimento dei ghiacciai, ovvero la nostra riserva d’acqua, con il conseguente innalzamento dei del livello dei mari, sono solo il primo campanello d’allarme che dovrebbe essere ascoltato da tutti noi, spingendoci a utilizzare le risorse del pianeta nel modo più responsabile e sostenibile possibile.
L’alluvione del 1966 ci ha insegnato qualcosa?
