I sarlìn, o gerle in italiano, hanno rappresentato per un lungo periodo lo strumento più semplice per trasportare merce lungo le stradine sterrate dei paesini di montagna. Anche e soprattutto a Caprile dove, ricordiamo, la viabilità è stata molto carente fino a un secolo fa. Utilizzati principalmente nel trasporto della legna e del fieno, si adattano a gravosi pesi e volumi di grandi dimensioni vista la flessibilità del legname di cui sono composti.
Sono realizzati seguendo una forma conica rovesciata intrecciando sottilissime fasce di legno dal basso verso l’alto, le quali garantiscono una struttura flessibile ma al tempo stesso resistente. Il materiale di cui sono composti è il nocciolo, un tipo di legno molto elastico, mentre le cinghie sono di una pianta dalle medesime caratteristiche che in diletto si chiama “paguoima”. Alla base è collocata una solida tavoletta di legno.
Un sarlìn in genere è alto all’incirca ottanta centimetri e ha un’apertura superiore del diametro di circa sessanta. Quando rispondeva a queste dimensioni il sarlìn veniva chiamato “sarlìn da legne”, mentre la variante più grande era chiamata “sarlìn da fen” ; più capiente, veniva utilizzato esclusivamente nel trasporto del fieno.


Un altro particolare attrezzo per il trasporto di fieno e fascine era “la refa”, che si differenziava dal sarlìn dalla struttura completamente aperta. Rispetto agli altri due sarlìn poteva trasportare quantità maggiori.
